mercoledì 31 luglio 2019

Un regalino per voi! Racconto free


Qualche giorno fa il gruppo "Le Cercatrici dei Libri" su Facebook ha organizzato un Book Party per me e mi ha chiesto di scrivere un racconto con all'interno queste parole:

CRITICARE - ODIARE - ATTRAZIONE - SFIORARE - PIERCING - GIOCARE -BACIARE - SESSO - MALINTESO - APPARENZA - SDRAIARE - GODERE - PLAYBOY - LEGARE – LEGAME

Ecco a voi la storia che ho scritto. Spero vi piaccia.
 
«La lezione era fissata per le dieci.»
Non sentii una parola e nemmeno ribattei piccata spiegando quanto mi piacesse arrivare in anticipo di almeno dieci minuti quando si trattava di dare una buona impressione al primo incontro con il mio nuovo insegnante di pianoforte.
Era come se ogni mio senso si fosse annullato per lasciare spazio solo alla vista. E che vista!
Quando avevo bussato alla porta non avrei mai immaginato di ritrovarmi di fronte a un uomo di quel tipo. Ero andata lì per fare la mia prima lezione di pianoforte e invece ora mi ritrovavo a controllare il tumulto che mi scuoteva tutto il corpo.
«Credo che ci sia un malinteso… Io sto cercando il mio nuovo insegnante di pianoforte» farfugliai titubante, senza staccargli gli occhi di dosso e lasciando scorrere lo sguardo sul suo viso squadrato, gli occhi azzurri, la bocca seducente, l’ampio petto nudo e tatuato, con un piercing al capezzolo destro e i jeans sbiaditi sbottonati che si reggevano a malapena sui fianchi stretti. Quell’uomo trasudava sesso da tutti i pori.
«Nessun malinteso, Aurelia. Sono io. Ci siamo parlati al telefono tre giorni fa»
«Non può essere… Io sto cercando Edward Randall. Lui è…»
«Un uomo attempato, in cardigan e pantaloni cachi? Magari con un lieve accento inglese e senza tatuaggi o con l’aria di essere un playboy?» mi venne incontro lui, dicendomi esattamente ciò che pensavo.
Annuii in imbarazzo.
«Non dovresti mai fermarti alle apparenze» mi criticò apertamente.
«Non l’ho fatto!» mentii.
«Quindi a cosa hai pensato vedendomi aprire la porta?»
Io. Te. Sdraiata sul pianoforte. Con te sopra. Mentre mi baci.
«Al fatto che il mio insegnante è talmente squattrinato da non potersi permettere una maglia» ribattei, nascondendo l’imbarazzo per le mie fantasie, con il mio solito atteggiamento austero.
Con mia sorpresa, lo vidi sorridere e farsi da parte per farmi entrare.
«La prossima volta cerca di essere puntuale e non in anticipo, almeno avrò il tempo di vestirmi» mi disse, accompagnandomi in un enorme open space, in cui sulla destra c’era un letto, sulla sinistra una cucina e al centro un pianoforte a coda.
«Che cosa fai nella vita? Oltre a insegnare» domandai, cercando di moderare la voce, nonostante lo shock di notare corde rosse e nere che pendevano dallo sgabello davanti al pianoforte, mentre lui si stava infilando una maglietta sgualcita.
«Parli di quelle?» mi dice, notando le corde tra le mie mani mentre le posavo sul bancone della cucina. «Le uso per legare le persone»
«Chi di preciso?»
«Chi mi disubbidisce. Sono un insegnante molto severo e mi piace punire i miei allievi se sbagliano una nota»
«E una volta che hai legato il malcapitato, cosa succede?» mi azzardai a chiedere, sentendomi andare a fuoco.
«Dipende»
«Da cosa?»
«Dall’attrazione che sento quando le mie mani toccano la pelle della mia vittima. Ma non ti agitare. Presto scoprirai di cosa sono capace» mi sussurrò avvicinandosi tanto da sfiorarmi il petto con il suo.
Scottata da quel contatto feci un passo indietro e per poco non inciampai nelle corde.
Al volo lui mi afferrò, spingendomi contro di sé.
«Sei sicura di essere venuta fin qua per imparare a suonare il pianoforte?» mi chiese, senza mollare la presa e tenendomi legata a sé.
«Certo. Perché me lo chiedi?» farfugliai agitata per quella vicinanza e per il suo profumo che mi ipnotizzavano.
«Ho la sensazione che tu stia giocando con me... Stai attenta, perché io sono uno che vince sempre»
«Anch’io» mi irritai, staccandomi da lui e guardandolo con lo sguardo carico di odio per quell’insinuazione.
«Bene. Allora inizia. Lo spartito è già sul leggio. Fammi vedere di cosa sei capace» mi sfidò.
Ero così agitata che incespicai alla prima nota.
«Guarda e impara» s’innervosì subito, sedendosi al mio fianco e iniziando a suonare una melodia meravigliosa. Sarei stata lì ad ascoltarlo per ore, ma i miei pensieri non facevano altro che essere focalizzati sulle sue dita che accarezzavano i tasti in un sali e scendi che mi fece sciogliere e immaginare quelle mani che mi toccavano, mi torturavano fino a farmi godere.
«Hai capito?» mi riportò alla realtà, quando terminò di suonare.
«Sì» sussurrai senza nemmeno sapere cosa mi avesse chiesto.
«Bene. Ora prendi le corde»
«Co… cosa?»
«Prima hai sbagliato e ora devi essere punita»
«Edward…» sussurrai con il cuore in gola, fremente di paura e di desiderio.
«Pronuncia ancora il mio nome e non ti slegherò mai più» mi sussurrò a pochi centimetri dal viso, lasciando scorrere la sua punta del naso sul mio collo, mentre sentivo le corde ruvide scivolare sui polsi.


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