SINOSSI. Cosa
succede quando hai appena rischiato di rompere il naso all'attore Marc Hailen,
famoso per aver appena assicurato il suo corpo per dieci milioni di dollari?
Berenice
non credeva di aver mai avuto bisogno di rispondere a una simile domanda, ma il
destino avverso, unito a quadrature e costellazioni sfavorevoli, ha voluto
farla scontrare con uno degli uomini più belli, famosi e ricchi del momento!
Riuscirà
Berenice a trovare una soluzione per tenere a bada il temperamento presuntuoso
e arrogante del divo Marc Hailen senza innamorarsene?
1
Non
licenziarmi. Non licenziarmi. Non licenziarmi. Non licenziarmi. Non
licenziarmi.
Berenice
era talmente preoccupata di sentire le fatidiche parole “Sei licenziata” da non
riuscire nemmeno ad ascoltare il suo capo che gli stava facendo un lungo
monologo sull’andamento dell’azienda e sulle problematiche interne che avevano
spinto il consiglio d’amministrazione a procedere ad alcuni drastici
cambiamenti, partendo proprio con il licenziamento di venti dipendenti. Quattro
per settore.
E ora,
proprio dopo aver pregato a lungo negli ultimi giorni nella speranza di non
essere mai convocata, ecco che il direttore l’aveva chiamata nel suo ufficio.
L’idea
di venire licenziata l’atterriva. Non era tanto il pensiero di lasciare un
lavoro dove aveva preparato buste paghe e archiviato fatture per quattro anni
come un automa, ma piuttosto tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate, in
particolar modo quella riguardante la proposta di sua madre che la rivoleva a
casa, sotto la sua soffocante ala protettrice.
Era
talmente assalita dalla disperazione che riuscì a cogliere solo frammenti del
lungo discorso del suo capo.
«La
crisi non lascia scampo… Il piano finanziario… ci sono state delle discrepanze…
occorre apportare una ventata di cambiamento… nuova liquidità… purtroppo…
troppi dipendenti… spese eccessive… taglio del personale inevitabile senza una
nuova politica… Signorina Collins, è d’accordo con me?»
Berenice
continuò ad annuire spaventata con la testa altrove.
«Signorina
Collins, ha capito?», chiese un po’ più deciso l’uomo, facendo sussultare la
giovane donna dalla sedia.
«Ce…
certo. Sono perfettamente d’accordo con lei», si riprese in fretta Berenice,
sperando di non aver appena detto di essere d’accordo con il suo licenziamento.
Perché quando si agitava non riusciva mai a seguire un discorso senza perdere
il filo dopo due secondi?
«Bene!
Quindi lei ha già un piano efficace per i prossimi, non so, tre… cinque anni?»
«Ma
certo!», basta che non mi licenzi.
«Non la
credevo così ferrata nel campo. E pensare che avevo il suo nome nella lista
delle persone da licenziare! A questo punto, non mi rimane che aspettare di
leggere le sue idee. Mi aspetto un piano finanziario innovativo per la nostra
azienda sulla mia scrivania per lunedì.»
«Piano
finanziario?»
«Sì,
niente di che. Giusto due idee su come far risalire la china all’azienda entro
tre anni. Questa documentazione può servirle. La prenda pure e… mi raccomando,
non mi deluda», la congedò il capo, porgendole un plico alto quindici
centimetri.
Una
volta fuori dall’ufficio di Mr Footer, Berenice si ritrovò a camminare verso la
sua scrivania con la testa ancora intontita. Non sapeva se saltare di gioia per
essersi salvata il posto o se scappare lontano lanciando per aria tutti quei
fascicoli dato che non sapeva neanche da che parte cominciare a organizzare un
piano finanziario in grado di risollevare le sorti della casa editrice per cui
lavorava.
Per
quattro anni aveva redatto buste paghe per tutti i dipendenti dell’azienda
usando un programma informatico facilissimo oppure aveva protocollato le
comunicazioni interne e al massimo archiviato le fatture dopo averle passate
alla sua collega Sandy.
Quelle
erano le uniche cose che sapeva fare. Le uniche che aveva imparato, oltre a
passare il tempo libero su Facebook e Twitter o a fare shopping su Amazon e
eBay.
Se
nell’ambito informatico era una dilettante, nel campo finanziario era
totalmente analfabeta.
Appena
arrivò alla sua scrivania, accanto a quella di Sandy, si lasciò cadere
goffamente sulla sedia con lo sguardo perso nel vuoto.
«Nice,
allora? Ti ha licenziato?», si preoccupò subito la collega.
«Non
ancora», le rispose Berenice demoralizzata.
«Cosa
vuoi dire?»
«Voglio
dire che sono scampata al licenziamento solo per ora, fino a lunedì», la
informò prendendo una galletta ricoperta di cioccolato dal cassetto. Le veniva
sempre fame quando era sotto stress.
«Te
l’avevo detto di comprare il talismano della fortuna su eBay! Con quello a
quest’ora non saresti in questo casino», la rimproverò Sandy, sventolandole
addosso una sorta di segnalibro rosso con scritte cinesi dorate e un nastro
rosso, portatore di fortuna e successo.
«Non
credo a queste cose.»
«E fai
male! Soprattutto con la quadratura di Saturno e Venere che renderà questo
giugno un inferno a tutti i Sagittari. Ti avevo avvisata due settimane fa che
questo mese avresti avuto una brutta sorpresa dietro l’altra. Anche mia cugina
Dorinne è sagittario e tu non hai idea di cosa stia passando.»
«Sandy,
ti prego… Io sono già nata sotto una stella avversa e la scelta del mio nome ne
è la conferma», sbuffò Berenice spazientita dall’indole esageratamente
superstiziosa dell’amica. Inoltre odiava il suo nome. Le ricordava Berenice, la tragedia di Racine, in cui
la sua omonima rinunciava all’amore per sempre, scegliendo così la solitudine.
La stessa solitudine che sentiva Berenice ormai da molto tempo.
«Allora?
È la nostra Berenice la quarta dipendente a dover lasciare l’azienda?», disse
la voce flautata di Karen Jordan, l’ultima arrivata che a quanto pareva era
troppo in gamba per rischiare il posto.
Troppo
in gamba a portarsi a letto Mr Footer!
«Non
ancora», le rispose acida Berenice, incenerendola con lo sguardo, ma Karen si
era già voltata ridendo per avviarsi verso qualche altra vittima indifesa a cui
dar fastidio.
«Quanto
vorrei potermi vestire come lei», sospirò Sandy, cercando di tirare in dentro
la pancia senza togliere gli occhi di dosso al fisico atletico e sinuoso di
Karen, fasciato in un completo in pelle nera che la faceva sembrare una pantera
affascinante e sexy.
«E
apparire come lei? No, grazie. Detesto le persone che utilizzano la propria
bellezza per ottenere tutto ciò che vogliono.»
«Sono
d’accordo con te, ma agli occhi della gente noi risultiamo solo come due Taglie
L invidiose di una Taglia XS. Che mondo infame!»
Purtroppo
Sandy aveva ragione e alla fine a Berenice non rimase che rimettere nel
cassetto la sua galletta di cioccolato e tornare a lavorare.
Appena
l’orario d’ufficio terminò, a differenza degli altri, le due colleghe si
avviarono verso il bar vicino all’ufficio, dove lavorava il cugino di Sandy.
«Perché
tuffarsi subito nel parcheggio e litigare con gli altri, quando basta aspettare
mezz’ora per poi arrivare al parcheggio semideserto dove far manovra senza
paura di bocciare?», ripeteva Sandy per giustificare la supercoppa di gelato
che mangiava sempre prima di tornare a casa, dove c’era sua madre ad aspettarla
con la solita insalata scondita, obbligatoria per far dimagrire la figlia.
Come al
solito scelsero due coppe gelato con panna.
Harry,
il cugino di Sandy, venne a prendere le ordinazioni.
«Avete
visto che delirio ha causato l’arrivo della troupe cinematografica per il film The Supremacy?», esclamò esuberante
Harry.
«Mi
chiedo come sia venuto in mente a un regista famoso come Rob Sorenson di girare
alcune scene di un suo film in una città così anonima e insignificante come
Brocketville», commentò Sandy dopo aver dato un’occhiata superficiale al menu
dei gelati, che in realtà conosceva a memoria.
«O come
abbia fatto a venire a conoscenza dell’esistenza di questa piccola città
dimenticata da Dio! Insomma, Brocketville non ha un patrimonio artistico o
culturale di un certo rilievo, non è la sede di nessuna azienda famosa o il
centro di qualche avvenimento soprannaturale. Come si fa a scegliere un posto
come questo per un film?», si accodò Berenice.
«Non lo
so, ma ieri alla televisione hanno detto che oggi finivano le riprese e
finalmente riaprivano la strada qui davanti. Peccato, perché con la speranza di
scorgere qualche attore, molti sono venuti fin qui a prendere da bere. In
questi tre giorni, abbiamo fatto affari d’oro.»
«Cosa
ci sarà di speciale in tutta questa gente famosa, io proprio non capisco»,
ammise contrariata Berenice, che anche se aveva parcheggiato sempre la macchina
accanto alle transenne che delimitavano lo spazio riservato alle scene del
film, non si era mai soffermata a osservare se vedeva un attore, in particolar
modo David Donkey e Marc Hailen, di cui molte fans avevano tappezzato di foto e
dediche la città.
«Ma sei
impazzita? Io farei carte false per avere l’autografo di David Donkey. Avevo
anche chiesto a Mr Footer un permesso, ma quel bastardo non me l’ha dato»,
sbottò Sandy ancora infuriata di aver avuto a due passi dal posto di lavoro le
riprese di un film con il suo attore preferito, senza però avere la possibilità
di rimanere a vederlo.
«Io non
saprei che farmene di un autografo», proruppe Berenice.
«Neanche
di Marc Hailen?», la stuzzicò Harry, che conosceva i gusti della sua ex
compagna di scuola.
«Esatto.
Mi piace come suonava il violino, non la sua calligrafia», si affrettò a
chiarire. Marc Hailen era stato il violinista di un gruppo pop che aveva fatto
scalpore. Unire la dolce melodia del violino alle note più urban dei Dark
Angels aveva fatto salire nelle classifiche il famoso gruppo musicale,
soprattutto se il giovane violinista in questione suonava sul palco vestito
solo con un paio di jeans lacerati e consumati, lasciando ben in evidenza il
resto del suo corpo perfetto.
Negli
ultimi anni, però, il musicista aveva abbandonato la musica e si era
interessato al cinema.
Dopo
due film diretti dalla famosa coppia Emily Keys e Steven Maddle, gli zii del
ragazzo, Marc si era lanciato totalmente nel cinema e dopo soli tre anni, aveva
già girato quattro film di successo.
«Io
invece lo odio. Come ha potuto lasciare i Dark Angels? Ha tradito i suoi stessi
amici e tutti i fans!», s’intromise Sandy.
«Probabilmente
non veniva pagato abbastanza. Certa gente non sa accontentarsi», ipotizzò
Harry.
«Può
darsi. Ho sentito dire che proprio Marc Hailen ha appena assicurato il suo
corpo per dieci milioni di dollari», sussurrò Sandy scandalizzata.
«È
vero. L’ho letto su Tabloid. A quanto
pare, basta dargli un pugno in faccia e lasciargli anche solo un livido, che
devi lavorare dieci vite per risarcirlo.»
«Che
narcisista!», disapprovò Berenice, ricordando che anche lei aveva letto la
notizia in internet proprio quella mattina.
Fortunatamente
i due gelati arrivarono subito e tutti i discorsi e i pensieri cupi sulla loro
situazione lavorativa precaria furono presto dimenticati per lasciare spazio al
gusto delle creme che si mescolavano nella coppa.
Purtroppo
quando uscirono dal locale, il sole era stato sostituito da un acquazzone che
aveva raffreddato l’aria e inzuppato in pochi secondi ogni malcapitato senza
ombrello.
«Oh no!
Mi bagnerò tutta e rovinerò le scarpe nuove», si lamentò subito Berenice
cercando un modo per riparare le sue ballerine scamosciate rosse dalla pioggia
battente.
«Io ti
avevo avvisata! L’oroscopo non mente mai! A domani», rise divertita Sandy,
correndo alla propria macchina.
Ormai
arresa a essere vittima di astri, quadrature e cattive stelle, Berenice si mise
a correre nella direzione opposta verso la macchina più vecchia e malmessa del
parcheggio ormai vuoto.
Quando
arrivò al veicolo, era già completamente fradicia, con i capelli incollati al
viso a impedirle la visuale.
Fortunatamente
non dovette perdere tempo a cercare le chiavi per aprire la macchina, dato che
dopo l’ultimo tagliando si era rotta la serratura che ora funzionava solo
dall’interno.
Alla
fine aveva deciso di evitare di spendere altri soldi per quel rottame e che
poteva continuare a usare la macchina anche se non poteva chiuderla dal di
fuori.
E poi…
Chi mai ruberebbe una macchina del genere?
Non
valeva neanche quanto la benzina nel serbatoio.
Ma
almeno aveva una macchina per andare a lavorare e fra meno di quattro anni
avrebbe potuto anche vantarsi di avere una macchina d’epoca.
Sempre
se fosse durata altri quattro anni!
In
affanno per la corsa e per la pioggia, Berenice richiuse lo sportello e si mise
a riprendere fiato cercando di asciugarsi.
Il
tempo di accendere la macchina e partire che la pioggia era già cessata.
Sarebbe
bastato aspettare dieci minuti ancora al bar e non avrebbe dovuto bagnarsi fino
alle ossa e rovinare le scarpe nuove.
Imprecando
contro la sfortuna, mise la prima e uscì dal parcheggio per poi avviarsi verso
casa.
Finalmente
sollevata di potersi togliere presto di dosso quei vestiti zuppi e
appiccicaticci, imboccò l’ultima curva, ma proprio mentre stava per infilarsi
nel cortile del suo condominio una macchina le sbucò di colpo sulla sinistra
tagliandole la strada.
«Brutto
deficiente! Non lo vedi che hai lo Stop!», gli urlò contro la ragazza,
sterzando di colpo per evitare di completare la giornata con un incidente
stradale.
Stava
per riprendere il controllo del mezzo, quando vide di fronte a lei il muro che
costeggiava il suo condominio.
Ancora
con il cuore in gola per lo scampato pericolo di prima, riuscì ad avere i
riflessi abbastanza pronti per frenare con tutta la forza che aveva in corpo.
La
macchina sobbalzò sonoramente spingendo in avanti il corpo di Berenice che urtò
contro il volante nonostante la cintura di sicurezza. Anche l’“enorme oggetto”
che riempiva il sedile posteriore balzò in avanti per poi cadere rovinosamente
sul pavimento dietro ai sedili anteriori.
Frastornata
e tremante per quel susseguirsi di eventi, Berenice rimise in moto la macchina
che a causa della frenata violenta si era spenta.
Maledicendo
l’oroscopo, Sandy e i suoi talismani che la invitava sempre a comprare per
scongiurare ogni tipo di tragedia, inserì la retro e si avviò in fretta verso
casa che distava a pochi passi.
Ancora
pochi metri e sono salva!
Stava
per sorpassare il cancello, quando sentì un rumore provenire dal sedile
posteriore.
Troppo
concentrata sulla guida dopo quello che aveva appena passato, diede solo una
rapida occhiata dallo specchietto retrovisore.
Dal
riflesso intravide di sfuggita solo due occhi minacciosi guardare verso di lei
dall’interno della sua macchina, ma questo le bastò per urlare di paura e
perdere di nuovo il controllo della vettura, che andò a schiantarsi contro il
muretto divisorio dei posti numerati del parcheggio condominiale.
Nessun
airbag esplose e Berenice si ritrovò con il petto piantato contro il volante e
il ginocchio destro sbattuto rudemente contro il cruscotto, mentre la presenza
alle sue spalle andò a colpire il suo sedile.
I suoi
mugolii di dolore andarono a confondersi con quelli dell’altro.
Quando
Berenice riaprì gli occhi e vide l’intero muso della sua macchina distrutto,
dovette trattenersi dal piangere.
Ora non
aveva più neanche la macchina!
«Chi
cazzo ti ha dato la patente?», le urlò una voce maschile furiosa, facendola
sobbalzare di paura.
Cercò
di voltarsi, ma la cintura di sicurezza si era inceppata immobilizzandola, così
alla fine dovette sfilarsela.
Il
tempo di trafficare con quella trappola che la teneva imprigionata e lo
sconosciuto era già uscito dall’autovettura.
Infuriata
e spaventata, si tuffò fuori dalla macchina incurante del ginocchio dolorante.
Davanti
a sé, si ritrovò un ragazzo sui venticinque anni che tentava di arrestare
l’emorragia al naso con la manica della maglia.
«E tu
chi sei?», gli urlò di rimando Berenice ancora indecisa se prenderlo a calci
per averla spaventata al punto tale che lei aveva distrutto la macchina o se
soccorrerlo dato che il naso gli si era gonfiato e continuava a sanguinare
copiosamente.
«Guarda
cosa mi hai fatto, idiota!», la investì lui furente, indicandogli il
livido ormai gonfio al naso.
«Mi dispiace, ma forse dovevi pensarci
prima di salire sulla mia
macchina di nascosto! Tu, piuttosto! Guarda la mia macchina! Che disastro! E
ora chi mi paga i danni?»
«Pagare per quel catorcio?! Ma sei
fuori di testa?! Non
è colpa di nessuno se non sai guidare!»
«Io so
guidare! Scusami tanto se mi è quasi venuto un infarto nel ritrovarmi un
potenziale maniaco omicida alle spalle mentre stavo facendo manovra!»
«Ti
sembra che io abbia la faccia da maniaco omicida?», s’indispettì il ragazzo,
avvicinandosi a lei.
Seppur
ancora scossa, Berenice non poté non esaminare meglio quel viso da vicino prima
di dare una risposta.
Lo
guardò bene anche se brevemente. Stava quasi per rispondere poco educatamente,
quando fu attratta da qualcosa alle sue spalle.
Proprio
dietro di lui c’era uno dei manifesti che avevano attaccato i fans degli attori
di The Supremacy, il film che stavano
girando in quei giorni.
Le
bastò qualche secondo in più e improvvisamente l’immagine dell’attore Marc
Hailen combaciò perfettamente con quella dell’uomo che aveva davanti.
Aprì
bocca per parlare, ma non riuscì a emettere neanche un suono.
«Allora?»,
riprese lui sempre più innervosito, facendo andare in tilt il cervello di
Berenice, che stava passando in rassegna tutti gli articoli e video che aveva
visto su di lui.
«Hai
assicurato il tuo corpo per dieci milioni di dollari», fu l’unica cosa che
riuscì a dire con voce flebile, prossima a uno svenimento.
«Esatto.
E ora se non vuoi passare il resto della tua vita a pagare per i tuoi errori,
ti consiglio di darmi del ghiaccio e un caffè. Subito.»
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