mercoledì 12 marzo 2025

Protect Me - Terzo capitolo

 3. FLEUR



“Questa non sono io” è l’unica cosa che penso quando vedo il mio riflesso allo specchio.
I miei vestiti vintage o color pastello sono stati sostituiti da un vestito cortissimo color antracite, con disegni glitterati che mi scorrono sulla schiena coperta solo da uno strato di tulle.
Anche il mio make up sempre molto leggero e naturale è stato cancellato per dare spazio a matita nera, eyeliner, altri glitter e un rossetto color prugna.
«Lo smokey eyes fa risaltare il verde dei tuoi occhi. Dovresti ringraziarmi», s’indispettisce Piper di fronte alle mie titubanze. «E questo vestito è perfetto per scoprire quelle gambe lunghe e perfette che hai.»
«Io non mi sento molto a mio agio, ecco.»
«Ci farai presto l’abitudine», conclude, infilandomi delle scarpe con un tacco a spillo vertiginoso e infine prendendomi per un braccio per trascinarmi fuori dalla stanza.
Appena mio padre mi vede, rimane a bocca aperta.
“Ti prego, papà, intervieni e dille che non posso uscire così”.
«Divertitevi», bofonchia a malapena mio padre, distogliendo lo sguardo come se non riuscisse più a sopportare la vista di ciò che ha davanti.
È evidente che stia facendo uno sforzo non indifferente per non sembrare un genitore troppo oppressivo e autoritario. Anni a sopportare le pazzie di Declan l’hanno ammorbidito. Del resto, è sempre stato contrario ai favoritismi e non può rompermi le scatole alla prima follia, quando ha chiuso un occhio più volte con mio fratello.
Proprio in quel momento suona un clacson e Piper mi deve quasi prendere con la forza per uscire di casa e andare verso la Prius blu piena di ammaccature dei suoi amici.
«Ti presento Chris, Santiago e Lola! Lei è Fleur, mia cugina», esclama Piper, entrando in macchina.
Chris è alla guida. Biondo con gli occhi color nocciola, è molto carino e da come saluta Piper comprendo che c’è qualcosa tra loro, anche se poi da come mi squadra da capo a piedi ho la sensazione di rischiare di finire in un triangolo amoroso.
Piper si siede accanto a Chris davanti e io mi ritrovo in mezzo a quelli che comprendo essere due fratelli di origine ispanica: Santiago e Lola. Entrambi mori, dal look appariscente e dal sorriso contagioso.
Sono tutti simpatici e il tragitto fino alla festa di un certo Jeremiah Adler è lungo e piacevole.
Lola è la regina degli aneddoti e dei pettegolezzi. Per tutto il tempo non smette di sparlare e di raccontare di come una certa Claire abbia perso la verginità o di come Glenda sia tornata con la faccia ustionata dal sole messicano o della tresca tra il giardiniere e la bellissima Leah, che ora non può più uscire di casa dopo essere stata scoperta dai genitori a pomiciare in giardino con la sua nuova conquista di quindici anni più grande di lei. Si sta già parlando di una causa penale per abuso su minore.
Non ho la più pallida idea di chi siano queste persone, ma Piper mi spiega che si tratta delle nostre compagne di scuola e che rimanere informate sui fatti è essenziale per capire dove gira il vento e a chi affidarsi in caso di necessità.
«Claire è la figlia del pastore. Se si scopre che non è più vergine, ne verrebbe fuori uno scandalo. Questa notizia ti apre la porta a tutti i suoi appunti senza sborsare un dollaro», mi spiega mia cugina con leggerezza.
«Questo è ricatto.»
«È più uno scambio di favori: io non dico a tuo padre che ti scopi qualcuno e tu mi passi tutti gli appunti di biologia. Facile, no? Piuttosto, dobbiamo darci da fare per scoprire l’identità del ragazzo.»
«In realtà la so già», sussurra in imbarazzo Lola, guardandomi di sfuggita.
«È Declan», comprendo irritata. «Ora intendete ricattare anche lui?»
«A lui non gliene frega nulla della sua reputazione e tantomeno di quella degli altri. Lui e Reed vivono secondo il motto Carpe Diem. Cogli l’attimo e poi… chissà!»
Reed? Ripenso alle foto e ai video di Declan sui social. Spesso compare questo suo amico, Reed Kalechi.
So che fanno parte della stessa squadra: Declan attaccante e Reed centrocampista, ma non so altro.
Quando i nostri genitori hanno divorziato, ci eravamo appena iscritti al primo anno di liceo, alla Galard High School.
Io mi ero trasferita dopo appena un mese nel Kentucky con la mamma, mentre Declan era rimasto lì per un anno, poi era stato espulso a causa del suo comportamento e si era iscritto alla Saint James High School.
Mentre ho ancora qualche conoscenza del primo liceo, non conosco nessuno di questo secondo istituto.
Le uniche mie fonti sulla vita di mio fratello e il suo liceo sono le immagini che posta sui social.
Quasi tutte le foto rappresentano partite di calcio e feste con gli amici. Non posta mai nessuna ragazza, ma viene taggato spesso da quest’ultime. Tuttavia non ho mai visto un suo commento o like sui post pubblicati da loro, ma solo da altre persone amanti del calcio.
Pertanto conosco ogni giocatore di calcio del liceo ma nient’altro.
Reed è quello che compare più spesso nelle foto, perché è presente sia in campo che nelle feste, ma non ho mai osato fare osservazioni o mettere più di un semplice like ai contenuti di mio fratello.
I complimenti o le vere conversazioni avvengono lontano da Instagram e TikTok. Preferiamo email e telefonate quando si tratta della famiglia.
Quando arriviamo alla villa di questo Jeremiah Adler, sono di cattivo umore.
Il pensiero che questa Claire possa mettere nei casini mio fratello, mi atterrisce.
Quest’anno Declan ha solo un compito: vincere il campionato, farsi notare da qualche agente e prendere una borsa di studio per il college.
I nostri genitori hanno i soldi per mandare all’università solo uno dei due, ma se uno di noi riesce ad accaparrarsi una ricca borsa di studio, può dare l’opportunità di andare al college anche all’altro.
Da quando ho mollato danza, le mie possibilità sono calate drasticamente.
Ho una mente brillante e vado benissimo a scuola, potrei fare domanda anche per qualche università di spicco, ma senza i soldi non posso andare da nessuna parte e non voglio impiccare i nostri genitori con un prestito studentesco assurdo.
Scendo dall’auto e dico subito a Piper che voglio parlare con Declan.
«Lui arriva sempre un’ora dopo, quando la temperatura si scalda, non so se capisci cosa intendo», mi risponde, facendomi un seducente occhiolino d’intesa.
«Beh, per una volta spero riesca a tenerlo nei pantaloni», mi arrabbio.
Piper scoppia a ridere divertita. «Perché intanto non pensi a divertirti e basta? Il tempo per mettere la cintura di castità a tuo fratello può aspettare.»
Alla fine mi arrendo e mi lascio trascinare al centro della villa, dove c’è un’improvvisata pista da ballo.
Lola ci porta da bere delle birre che rifiuto.
Alle feste ho delle regole rigide: bere solo se ho aperto io stessa la bottiglia e assumere alcol solo in piccole dosi e solo in presenza di persone fidate. Piper è su di giri e i suoi amici sono degli estranei per me, quindi vado verso la cucina e in frigo trovo una lattina integra di Pepsi. Me ne verso un po’ in un bicchiere e torno da mia cugina.
Vengo di nuovo travolta da una montagna di nomi e facce che Piper cerca di farmi imparare, ma con scarsi risultati. Il casino è infernale e non mi permette di concentrarmi. In più le luci sono basse e non vedo bene.
Per fortuna arriva in mio soccorso della musica che conosco e in un attimo comincio a ballare, sentendo sempre quella piccola fitta di dolore per il mio sogno infranto.
Non potrò più fare danza classica, ma posso godermi uno stupido balletto hip hop.
Piper e Lola sono scatenate e Santiago e Chris si dividono fra noi tre.
«Ci manca un accompagnatore», comprende Piper che è stufa di vedere Chris che balla con me, lasciandola sola.
«Ci penso io.» Una voce calda e profonda mi soffia nell’orecchio.
Mi volto e vedo un ragazzo alto, biondo, con gli occhi azzurri, che mi sorride.
Indossa dei pantaloni eleganti e una polo. È l’unico a indossare un outfit da picnic piuttosto che da discoteca.
«Piacere, mi chiamo Fleur», mi presento, porgendogli la mano.
«Jeremiah Adler», mi risponde, facendomi fare una piroetta.
«Sei il proprietario di questa casa!»
«Sì e sono anche il presidente del Consiglio Studentesco. Ti piace la mia festa?», mi chiede, continuando a ballare con grazia. Sono sicura che abbia preso lezioni di ballo, anche se è troppo compostato e tecnico per diventare un vero ballerino.
«Sì, molto», rispondo, affascinata dai suoi modi raffinati.
Guardo Piper che mi fa l’occhiolino.
Balliamo a lungo e una volta sfiniti, ci sediamo su un divanetto a chiacchierare.
Jeremiah mi racconta del suo impegno di presidente e di come lo prenda sul serio, anche se a me non sfugge la sua brama di potere che quel ruolo soddisfa.
Mi riempie anche di domande, ma rimango sul vago, perché non voglio essere etichettata come la sorella di Declan Williams, ma come Fleur, entità indipendente da mio fratello.
Jeremiah sembra molto interessato a me e in più occasioni si avvicina, mi sfiora, mi sussurra all’orecchio…
Stiamo palesemente flirtando e non so se mi piace.
Dopo Pete non ho avuto altri ragazzi e prima di lui nemmeno, perché all’epoca esisteva solo la danza per me.
«Riprendiamo a ballare?», mi chiede Jeremiah, ad un certo punto.
Annuisco entusiasta e mi alzo.
Lo seguo, ma invece di andare verso la pista, rimane ai margini, accanto alla scala che porta al piano superiore.
Questa volta il ballo si fa più sensuale, strusciante e ammiccante.
Lo assecondo, adeguandomi alle sue movenze.
«Che ne dici se andiamo di sopra?», mi sussurra così vicino da sfiorarmi la guancia con la sua. Prima di staccarsi, mi bacia il collo.
Questo gesto mi fa sussultare.
È come se si fosse aperta una porta. Una soglia che porta quel semplice flirt a un livello superiore e più fisico.
Jeremiah mi piace, ma non lo conosco. Sono davvero disposta a varcare quella porta?
Una parte di me vuole lasciarsi andare senza pensarci, mentre l’altra desidera fare le cose con calma.
Il rischio di finire nella stessa situazione imbarazzante con cui sono finita con Pete è un ottimo deterrente.
Mi blocco, proprio mentre Jeremiah mi prende la mano e mi porta di sopra.
Sto per salire il secondo gradino, quando decido di dare un freno a Jeremiah.
«Preferirei rimanere qua sotto.»
«Sopra è più tranquillo. Possiamo chiacchierare con calma senza questo casino.»
«Lo so, ma…»
«Dai, Fleur, guarda che non ti mangio mica», ridacchia, continuando a tirarmi.
«No. Non voglio», esclamo un po’ in ansia. Jeremiah non sta dando segni di cedimento e la mia mano stretta nella sua mi fa quasi male.
Quando provo a opporre resistenza senza riuscirci, mi spavento per davvero.
Mi guardo intorno in cerca di aiuto.
Dove sono Piper e i suoi amici? Non li trovo!
Sono così disperata che sono quasi tentata di farmi aiutare dal primo che mi capita a tiro, quando scorgo dei ragazzi che ho visto spesso nelle foto di Declan sui social, vestiti con la divisa da calciatore.
Sono poco lontani dalla scala.
Ripenso ai loro nomi e alle loro facce, ma l’unico che ricordo bene è Reed Kalechi, quello più presente su Instagram con Declan.
È un po’ girato di schiena ma lo riconosco subito.
Con uno strattone, riesco a sporgermi dal corrimano e a toccargli la schiena.
Sta bevendo e ridendo con i suoi compagni di squadra, ma appena si sente toccare, si volta.
Sorrido grata per essere riuscita ad attirare la sua attenzione.
Rimane a fissarmi a bocca aperta. Sembra incredulo e affascinato da quella ragazza che gli sta sorridendo felice come non mai, ma che lui non sa nemmeno chi sia.
Sorrido a quel pensiero, ma Jeremiah mi trascina nuovamente.
Mi spavento.
«Reed, ti prego, aiutami», riesco a dirgli prima di scomparire al piano di sopra.
«Conosci Reed?», mi domanda Jeremiah.
«Sì, lui è il migliore am…», sto per dire, decisa a spaventarlo al pensiero che sta molestando la sorella di Declan Williams, quando lui mi bacia.
Serro le labbra e la sua mano si piazza sulla mia mascella, premendo per farmi aprire la bocca.
Provo a colpirlo, ma presto m’intrappola i polsi, spingendomi dentro una stanza, la sua camera da letto.
Sta per richiudere la porta, quando qualcuno ci dà un colpo così forte, da far perdere l’equilibrio anche al ragazzo.
«Che cazzo succede qui?» È Reed. Mi viene quasi da piangere per il sollievo. Anche se non mi conosce, ha risposto alla mia richiesta di aiuto. Gli sarò eternamente grata.
«Levati dai piedi, Kalechi!», s’infuria Jeremiah.
«Ti sta dando fastidio?» Reed ha occhi solo per me e sta cercando di capire se è arrivato in tempo.
«Sì», asserisco decisa.
«Che cazzo volevi farle, eh, molestatore di merda?», lo aggredisce, colpendolo allo stomaco con un pugno preciso e ben piazzato.
A differenza di Jeremiah, Reed è uno sportivo e dal fisico muscoloso e potente, è ovvio che sia ben allenato.
Jeremiah crolla per terra.
«Io ti denuncio», mormora Adler dolorante, inviando uno sguardo omicida a Reed.
«Tu provaci e io denuncio te per tentato stupro! E se non bastasse, lo dirò a tutta la scuola domani!», m’intrometto furiosa. Non avrei mai permesso di far finire nei casini il mio salvatore. Inoltre lui è il migliore amico di Declan e sono sicura che un gesto simile avrebbe avuto delle ripercussioni anche su mio fratello.
Le mie parole hanno l’effetto desiderato perché Jeremiah scappa dalla stanza.


Rimasti soli, Reed si avvicina a me.
«Ehi, tutto bene?», mi domanda preoccupato.
«Bene, grazie a te. Non so come ringraziarti.» Ora che il pericolo è passato, riprendo a respirare e a soffermarmi meglio sul mio salvatore e sui suoi stupendi occhi azzurri così chiari da sembrare acqua cristallina di montagna.
«Se dovesse tornare a darti fastidio, fammelo sapere, ok? Lo spedisco dritto in ospedale quello stronzo.»
«Dovresti evitare risse e colpi di testa. Quest’anno ci saranno i selezionatori a tenerti d’occhio. L’anno scorso sei stato nominato Migliore Centrocampista di calcio e le possibilità di ottenere una borsa di studio e di essere preso in una delle più grandi squadre di calcio del paese è altissima», mi ritrovo a fargli la ramanzina come se fosse mio fratello.
Reed scoppia a ridere. La sua risata mi fa battere il cuore ancora più forte, creandomi un’esplosione di farfalle per tutto il corpo. Cavolo, sono arrivata a Richmond da meno di ventiquattro ore e già mi sento alle prese con la mia prima cotta!
E che cotta!
Mi sento una caldarrosta bruciacchiata da quegli occhi meravigliosi e magnetici che mi fissano allegri e curiosi.
«Wow! Sai tutto di me e sai anche già quale sarà il mio futuro?»
«Più o meno», sorrido in imbarazzo.
«È strano… Io non ti conosco nemmeno e non credo di averti mai vista prima, anche se i tuoi occhi… Come ti chiami?», mi chiede avvicinandosi di più e prendendomi una ciocca di capelli che mi ricade sul viso. Le sue dita mi sfiorano la guancia mentre mi porta il ciuffo ribelle dietro l’orecchio.
È solo un semplicissimo gesto ma mi sento andare a fuoco e vorrei strusciarmi contro la sua mano come una gattina che fa le fusa.
«Fleur.»
«Fleur», ripete con una voce tanto dolce e suadente da rendere il mio nome ancora più bello e inebriante.
“Ripeti il mio nome e sarò tua per sempre”, vorrei dirgli ma riesco a stare zitta e a mettere a cuccia quello sfarfallio amoroso che mi fa vibrare il cuore.
«Eri sugli spalti all’ultima partita del campionato l’anno scorso?»
«Non ho mai visto una vostra partita dal vivo ma sono una fan della tua squadra. Tu e Declan siete i migliori!»
«Grazie», sussurra con un sorriso sincero e contagioso.
Non riesco a dire una parola. Sono completamente in bambola, in adorazione di quella bocca carnosa che mi sorride e che vorrei solo baciare.
Rimaniamo un attimo vicini, a guardarci e a sorriderci.
Sento che tra noi c’è una sintonia incredibile e unica.
È come se il tempo si fosse cristallizzato e desidero che quel momento non finisca mai.
Reed è affascinante, ma non solo. Ha una qualche aura speciale, che mi fa sentire bella e protetta.
Se non fossi appena stata vittima di una molestia, sono sicura che Reed mi avrebbe già baciata e io avrei accolto quel bacio volentieri, stringendolo a me e infilando le dita tra i suoi capelli castani, lievemente ondulati, con alcune ciocche lunghe che gli ricadono sul viso.
Vorrei anch’io toccargliele e scostargliele dal viso.
Sto per farlo.
La mia mano sfiora il suo viso e i suoi capelli, quando all’improvviso il rumore fuori dalla stanza aumenta e ci distrae, rompendo quella magia.
È arrivata altra gente e c’è il delirio.
«Vuoi che ti riporto a casa? O preferisci restare? Però in tal caso, stai attenta e stammi vicina, ok? Adler non è l’unico lupo cattivo della festa.»
Sto per ribattere, quando sento delle urla di incitamento provenire dal piano di sotto.
«Williams, mi aspetto un’altra coppa quest’anno!»
«Declan, sei un grande!»
«Capitano, oh mio capitano! Portaci un’altra vittoria!»
«Cazzo!», mi spavento. Se Declan scopre ciò che è appena successo… Oh, mio Dio!
«Tutto bene?», si preoccupa Reed, posandomi delicatamente una mano sulla spalla.
«È… è arrivato mio fratello. Ti prego, non dirgli ciò che è successo con Jeremiah… Declan è… è complicato.»
«Tu sei pulcino?», comprende Reed incredulo, intensificando la stretta sulla mia spalla.
Leggo smarrimento nei suoi occhi, ma anche rammarico, tristezza, come se avesse appena perso qualcosa a cui teneva molto.
Poi tutto cambia.
Il suo sguardo diventa granitico, il suo viso teso dalla rabbia e la sua voce dolce e simpatica diventa roca e graffiante.
È come se avessi appena messo il piede in una fossa e stessi precipitando.
Mi allungo per afferrare il mio salvatore, ma di colpo scopro che non c’è più e che al suo posto, trovo un terribile predatore.
«Non dirò nulla, se prometti che d’ora in poi righerai dritto», mi minaccia feroce.
Il mio cuore va in frantumi.
Deglutisco a vuoto.
Dov’è finito il Reed affascinante e gentile di prima?
Si scosta da me come se fossi radioattiva.
Provo a riavvicinarmi, dispiaciuta per quel cambio d’umore.
«Reed», lo chiamo dolcemente. Ho assolutamente bisogno di sapere cos’è successo. Ho sbagliato qualcosa? È per Declan? Oppure Reed è una brutta persona?
Mi sento annaspare mentre affogo in quel mare di domande.
Allungo la mano verso di lui, ma Reed la scaccia via irritato.
«Vattene via subito se non vuoi finire nelle mani di un lupo ancora più cattivo.»
Sussulto. Davvero tra lui e Jeremiah, quest’ultimo sarebbe il male minore?
Il gelo che leggo nei suoi occhi impenetrabili mi fa rabbrividire.
«Ok, grazie comunque per…»
«Vai subito da Declan e fatti portare a casa. Quando uscirò di qua, non ti voglio vedere, altrimenti racconterò tutto a tuo fratello.»
Con il cuore a pezzi per quel fiore appena sbocciato e che Reed aveva fatto a pezzi in un attimo, esco dalla stanza.
Aver accettato di andare a quella festa è stata una leggerezza che sto pagando a caro prezzo.
Aver flirtato con Jeremiah è stato uno sbaglio.
Aver permesso al mio cuore di innamorarsi di Reed, anche se solo per un attimo, è stato l’errore più grande.
Quando arrivo al piano di sotto, Declan è accanto alle scale, vicino ai suoi compagni.
In un attimo il suo sguardo si posa su di me e appena mi riconosce, esplode in un ruggito.


«Cosa cazzo ci fai qui? Come ti sei conciata?», mi aggredisce subito.
«Ti prego, Declan, non è il momento.»
«Ti prego, un cazzo! Adesso tu torni a casa e spiegherai a nostro padre che cazzo ti è preso. Avevamo detto niente feste!»
«Piper ha insistito e papà ha ceduto, ma non mi sto divertendo molto. Possiamo andare a casa, per favore?»
Declan non se lo fa ripetere due volte. Mi afferra per un braccio e mi trascina verso la sua Camaro, nonostante le proteste dei suoi amici.
Mi volto un’ultima volta e vedo Reed sulle scale.
Mi sta fissando, ma non riesco a capire se nel suo sguardo c’è più rabbia o dolore.
“Reed, sei davvero il lupo più cattivo oppure sei solo un ragazzo che si stava prendendo una cotta per l’unica persona che il tuo migliore amico ha reso off limits?”, penso, sentendo una fitta al petto.

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