mercoledì 10 ottobre 2018

Walden ovvero vita nei boschi (Henry David Thoreau) – Recensione

"Walden. Vita nei boschi" è una sorta di diario (pubblicato nel 1854) che l'autore ha composto nei due anni che ha vissuto lontano dalla civiltà, in una capanna, sulle sponde del lago Walden (Massachusetts), immerso nei boschi e a pochi passi dalla ferrovia.
La sua è stata una scelta come forma di protesta contro il sistema e riconciliazione con la natura in cui l'uomo è l'artefice del proprio destino. La sua fu una vera e propria propria prova di sopravvivenza (tutte le difficoltà a cui dovrà far fronte vengono tutte riportate permettendo al lettore di immedesimarsi e prendere coscienza della forza della natura con le sue stagioni e i suoi pericoli) dato che l'autore si è dovuto procacciare da mangiare da solo e trovare strategie per riscaldarsi durante i lunghi inverni, ed insieme una testimonianza all'umanità: l'uomo riesce a vivere anche in condizioni di povertà materiale, e anzi, da queste può trarre una maggior felicità imparando ad apprezzare maggiormente le piccole cose.
Tuttavia non è solo una semplice testimonianza a favore della Natura, tanto da nominare Thoreau un precursore dell'ecologia moderna, ma è anche pura poesia in cui Walden fa da Musa ispiratrice.
Vi riporto qui di seguito uno dei passi più belli e poetici:
"La terra non è un semplice frammento di storia morta, strato su strato simile ai fogli di un libro, studiato soprattutto da geologi e antiquari, ma poesia vivente come le foglie di un albero, che precedono fiori e frutti, non una terra fossile ma una terra vivente; paragonata alla sua grande vita centrale, tutta la vita animale e vegetale è semplicemente parassitaria."
In mezzo a questi momenti di pura connessione con la natura e il suo evolvervi come una creatura viva, ci sono anche passaggi di denuncia verso l'uomo e la sua società industrializzata, come questo:
"Da quando ho lasciato quelle rive, i taglialegna le hanno devastate ancora di più, e ora per molti anni non ci saranno vagabondaggi per le navate del bosco, con occasionali panorami attraverso cui vedere l'acqua. Posso scusare la mia Musa se d'ora in poi resterà silenziosa. Come ci si può aspettare che gli uccelli cantino quando si tagliano i loro boschi?".
Quest'opera lascia il segno nel lettore perché pone la natura e la sua importanza sotto una luce diversa che oggi il consumismo e la globalizzazione hanno cancellato.
Thoreau ci riporta indietro nel tempo, a quando l'uomo aveva ancora una connessione con la Natura che veniva rispettata e che ci riforniva di cibo, acqua, sole, riparo e benessere sufficiente per vivere bene.
Un libro che consiglio a tutti e per chi avesse poco tempo o volesse comprendere il libro e il suo autore prima di cimentarsi con una lettura di questo tipo, consiglio di leggere "Dizionario portatile di ecologia" dello stesso autore).
Oltre a quest'opera, consiglio di leggere anche "Disobbedienza civile" di quest'autore, ispirando personaggi che hanno cambiato il mondo come Tolstoj, Gandhi e Martin Luther King.  
Qui Thoreau scrive che è necessario disubbidire a leggi ingiuste, o perlomeno attuare una sorta di "resistenza" a esse, egli non pensa a una rivolta violenta, a una rivoluzione armata, ma semplicemente a una non collaborazione col governo che le ha imposte.
Una delle idee principali del saggio è che qualsiasi forma di governo limita drasticamente la singolarità di ogni individuo, perché significa far decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato unicamente a coloro che sono al potere, non tenendo conto del parere e delle esigenze del popolo; la legge non rende perciò l'uomo giusto, lo rende anzi ingiusto quando egli, fedele ai suoi valori ed alla sua libertà, non la rispetta. Più che "il governo migliore è quello che governa meno", Thoreau sostiene quindi l'idea che "il governo migliore è quello che non governa affatto".

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