2. INSULTARE IL RECENSORE PER COME HA SCRITTO O PER LE MOTIVAZIONI RIPORTATE
Vi ricordo che in allegato alla recensione non vi è mai il curriculum vitae del lettore con tutti i titoli di studio presenti, quindi non potete sapere chi vi sta recensendo. Potrebbe essere una ragazzina con pessimi voti a scuola in italiano, una lettrice che purtroppo non ha una grande cultura o non ha una buona padronanza della grammatica italiana, una straniera… Insomma, voi non potete giudicarla e abbassandovi a criticare lei, vi siete rese peggiori e più miserabili della lettrice stessa. Chi è ora la bulletta dei social?Inoltre esistono 3 tipi di recensori: i lettori (loro giudicano un romanzo di pancia quindi o piace o no), i professionisti (loro analizzano anche la lingua italiana, lo sviluppo, le incoerenze…), i critici letterari (loro ti analizzano il romanzo al microscopio e valutano ogni cosa: dallo stile al contenuto).
Dato che voi non potete sapere chi vi sta capitando, non potete giudicare e non potete aspettarvi che una lettrice che basa il proprio gusto letterario sulle proprie esperienze e desideri (come tutti) possa darvi la stessa opinione di un critico laureato con un master in editoria e che lavora per un giornale importante.
Io personalmente sono una scrittrice ma quando leggo un libro che acquisto divento una semplice lettrice (certo, guardo la grammatica e il resto, ma l’opinione definitiva me la dà l’emozione che ho provato leggendo).
Ad esempio, una mia caratteristica personalissima è che non sopporto i romanzi che non finiscono con il lieto fine. Li evito e se mi capitano, la mia recensione non sarà mai positiva perché per me il finale condiziona il mio voto del 70%. Quando recensisco non metto mai “Data la mia vita di mxxxa e la mia voglia di trovare il lieto fine almeno nei romanzi, allora la mia recensione è negativa e la storia non mi è piaciuta”. No, mi limito a un “Non mi è piaciuto” perché non è mia intenzione rendere pubblici i miei problemi personali.
Quando invece vengo chiamata per valutare un testo come ho fatto svariate volte come editore e valutatore per un’associazione per scrittori e poi case editrici, allora lì il mio giudizio soggettivo deve svanire e mi concentro solo sul testo, sullo stile, lo sviluppo e infine sulle sue possibilità nel mercato editoriale di oggi.
Spesso mi è capito di valutare positivamente romanzi che però personalmente non avrei mai letto perché non sono di mio gusto. Sono costretta a dividere il mio giudizio oggettivo da quello soggettivo, in particolare con romanzi polizieschi o horror (che di mio non leggerei mai).
Quando compro un romanzo su Amazon da sola, per i fatti miei, lì esisto solo io. Quindi non m’interessa se è un romanzo da Top100 o se ha 100 recensioni positive o negative. Ciò che conta è che deve piacere a me.
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